La visione umanistica-esistenziale della vita:

l’intervento nella psicologia applicata

Introduzione

La Psicologia umanistico esistenziale è una corrente della psicologia moderna che si rifà ai principi filosofici dell’umanesimo e dell’esistenzialismo.

La corrente filosofica dell’umanesimo ha inizio con Leibniz (1646- 1716), filosofo tedesco che pone in evidenza l’attività e iniziativa della persona e l’originalità e la specificità di ogni individuo. Continua con Brentano, che pone l’accento sull’intenzionalità dell’essere umano, e con Bergson, che parla di uno spirito vitale che anima l’essere umano. Da un punto di vista relazionale, assume importanza il lavoro di Martin Buber, che sottolinea l’importanza della relazione dialogica io-tu nel promuovere lo sviluppo umano.

L’esistenzialismo è una tendenza filosofica sviluppatasi dal XIX al XX secolo, che ha considerevolmente influenzato la vita culturale dell’Occidente, sottolineando la responsabilità individuale, la libertà di scelta e l’autenticità dell’esistenza. Esistere deriva dalla parola latina existere e significa letteralmente venire fuori. L’esistenzialismo comporta dunque l’accentramento sulla persona esistente ed esalta l’essere umano nell’atto di emergere e di diventare. Il primo ad anticipare le riflessioni sull’esistenzialismo moderno fu Pascal, che rifiutò il rigoroso razionalismo del collega Cartesio, denunciando la sua filosofia come pretesa sistematica di dimostrare l’esistenza di Dio e l’essenza dell’uomo.

Conoscenza attraverso l’azione

La verità esiste per l’individuo solo in quanto egli la traduce in azione. Con questa affermazione, Kierkegaard non intendeva negare l’esistenza delle essenze, ovvero di fatti immutabili e definitivi, quanto sottolineare il valore dell’esperienza che un uomo fa di questi fatti immutabili. La verità non è un concetto astratto, ma una esperienza, che poi ciascuno di noi fa propria.  Gli individui reali trascendono sempre il meccanismo (pulsione o forza), secondo la propria personalità. Tutti gli esistenzialisti che seguirono Kierkegaard, sottolinearono l’importanza dell’azione individuale, della scelta e del coinvolgimento personale contro il distacco obiettivo.

Volontà, impegno e decisione

Non è tanto importante ciò che gli altri fanno di me, ma ciò che io faccio di ciò che gli altri fanno di me. Questa frase, Sartre sintetizza il pensiero esistenzialista in tema di scelta. L’esistenza precede l’essenza. La scelta è quindi inevitabile e persino scegliere di non scegliere è una scelta. L’angoscia è riconoscere l’inevitabilità della scelta individuale (condanna della scelta).

Heiddeger

L’uomo è colui che si pone il problema del suo stesso esserci. La caratteristica principale dell’esserci è la sua autoprogettazione, nel senso che l’uomo può scegliere di realizzarsi nell’autenticità o di perdersi nell’inautenticità. Due sono le situazioni in cui l’uomo decide di esserci: la situazione emotiva e la comprensione. La paura è un derivato dell’inautenticità (fuga di fronte alla morte). L’angoscia deriva dall’autenticità (angoscia della morte come angoscia ultima e autentico modo di essere nel mondo). La comprensione ci da la possibilità di progettare coscientemente il proprio futuro.

Contenuti della filosofia esistenziale

  • conoscenza attraverso l’azione
  • volontà
  • impegno e decisione
  • individualismo

Nascita della psicologia umanistica

L’atto di nascita della psicologia umanistica è il 1962, anno in cui Maslow ed altri psicologi si riunirono in una associazione avente la finalità di studiare il comportamento umano sulla base delle motivazioni positive degli individui.

Il movimento a cui diedero vita fu definito della terza forza, poiché si contrapponeva alla psicoanalisi ed al comportamentismo. Tutti e due i movimenti psicologici adottavano un modello di uomo governato da pulsioni o istinti, quindi reattivo all’ambiente. Gli psicologi umanistici contestarono questa visione pessimistica e meccanicistica dell’uomo, rifacendosi alle teorie della filosofia umanistica e a quelle della filosofia esistenziale.

Abram Maslow: psicologia del benessere e della creatività

Il concetto centrale della psicologia umanistica è l’autorealizzazione e indica che l’uomo ha il compito di realizzare se stesso mettendo in gioco tutte le sue potenzialità umane. La principale colpa per l’uomo reale deriverebbe da una mancata realizzazione delle proprie potenzialità. Maslow propone una teoria motivazionale, essendo le motivazioni le forze che ci portano all’autorealizzazione. Egli individua una scala di motivazioni che, soddisfatte, ci portano all’autorealizzazione. La ormai famosa piramide dei bisogni o delle motivazioni di Maslow comprende bisogni fisiologici di base e bisogni di socialità, fino ad arrivare al bisogno di amore ed infine al bisogno di esprimere fino in fondo se stessi. Le caratteristiche dell’uomo autorealizzato sono di cooperare in sinergia con tutte le parti della personalità per l’adattamento pieno alla vita.

Persona autorealizzata

La persona autorealizzata di Maslow, vive più nel mondo concreto che in quello artificiale degli stereotipi e delle credenze; è spontanea, semplice, naturale; si preoccupa meno di se stessa e più di ciò che ha intorno. Mostra una particolare autonomia dall’ambiente culturale e sociale; è più centrata su bisogni di crescita e sviluppo che su motivazioni da carenza (cibo, casa, socialità); è capace di esperienze culmine (peak experiences); è dotata di umorismo e di creatività; riesce ad integrare molto bene cuore e ragione, in una sinergia di intenti che produce un comportamento con bassa conflittualità.

Contenuti della psicologia umanistica

  • attenzione sulla persona che esperisce
  • attenzione a creatività, scelta, valutazione e autorealizzazione
  • attenzione a significato soggettivo della scelta
  • attenzione a potenziale umano in generale

Specificità di psichiatria organicistica e psichiatria esistenziale

La psichiatria organicistica stabilisce una continuità tra fenomeni fisici e fenomeni psichici (psiche come epifenomeno del cervello). La psichiatria dinamica presuppone un apparato psichico non necessariamente condizionato dalle strutture nervose, quindi relativamente autonomo dal cervello.

Le due discipline, tuttavia, condividono la visione causalistica delle malattie e il paradigma scientifico naturalistico di risoluzione delle stesse. Sono centrate a capire il perché dei fenomeni. Tuttavia, la psichiatria esistenziale e fenomenologica è meno interessata ai meccanismi di causa ed effetto e più al come questi meccanismi si rivelano e favoriscono l’adattamento all’ambiente.

Il termine che gli psichiatri esistenziali utilizzano per descrivere l’uomo è dasein (essere là). L’uomo è l’unico animale che sa di esserci, ha un senso del tempo e della finitezza del tempo. Sa che viene (dal passato) e che sta andando (verso il futuro) e sa che, mentre sta andando, accadono eventi. L’uomo può decidere di sperimentare ciò che sta vivendo, di entrare maggiormente in contatto con la vita. L’uomo è quindi un essere attivo, tendente verso un fine, che esperisce la propria vita.

Lo psichiatra esistenziale è orientato a comprendere il cliente nel suo essere nel mondo, è orientato ad aiutare la persona a fargli sperimentare la propria esistenza. È orientato ad aiutare il cliente ad assumersi con impegno e senso di responsabilità un orientamento positivo per la vita.

Metodo fenomenologico esistenziale

Il metodo utilizzato dagli psichiatri esistenziali è descrittivo (fenomenologico), non si propone cioè di spiegare i fenomeni quanto di descriverli, prendendoli così come si presentano. Al centro del trattamento terapeutico, essi pongono l’incontro. Solo incontrando realmente l’altro nel suo mondo e solo cogliendone il particolare dasein (esser-ci), possiamo dare un senso al dolore. La fenomenologia permette la partecipazione reale all’incontro, la presenza aldilà di ogni giudizio, valutazione e interpretazione. La fenomenologia ridà dignità e senso all’angoscia.

Edmund Husserl

Con il termine fenomenologia ci si riferisce al sistema filosofico elaborato da Husserl. Egli propone come oggetto di indagine la coscienza (essenze), e come metodo la descrizione dei vissuti nel loro apparire. Attraverso la sospensione del giudizio, noi possiamo cogliere intuitivamente le essenze ideali.

Psichiatria fenomenologica: Karl  Jaspers

Considerato il primo psichiatra fenomenologico, Jaspers fu prima psichiatra e poi filosofo. Le sue elaborazioni hanno influenzato notevolmente lo psichiatra svizzero Binswanger, fondatore dell’antropoanalisi. La principale opera fu Psicopatologia Generale, dove riprende la vecchia distinzione tra scienze della natura e scienze dello spirito, introdotta da Dilthey, introducendo il concetto di comprensione. Il metodo proposto da Jaspers è quello della comprensione per immedesimazione, intendendo con questo termine una sorta di empatia, capace di portare lo psichiatra a palpitare insieme con il suo paziente.

Ludwig Binswanger

Rifiuta le categorie interpretative della psicoanalisi, il concetto di inconscio, il metodo dell’interpretazione e adotta il metodo fenomenologico. Per Binswanger, l’uomo è essere nel mondo: in questo senso, anche la psicopatologia è un modo di essere nel mondo. Attraverso la fenomenologia, egli tenta una ricomposizione tra soggetto e oggetto della cura e l’attribuzione di senso al sintomo. La malattia esprime una situazione insostenibile, riferita non tanto al trauma del passato quanto al significato che assume nel presente. La responsabilità del paziente sta nello scegliere una diversa modalità di stare nel presente.

Conclusione

Intendiamo, con il termine composto di psicologia umanistico-esistenziale, un insieme di psicologi intenzionati a comprendere l’uomo nella sua specificità esistenziale e nella sua possibilità di scelta creativa.

Dott. Lucio Buonomo/ Psicologo-Psicoterapeuta

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