Sogno strano

Nel febbraio del 1994, mi trovavo a Roma in casa di amici e fui protagonista di un episodio che mi sconcertò non poco. Ero tormentato da un forte mal di testa: così due amiche si offrirono di andare in farmacia a prendere un antidolorifico. Mi stesi sul letto ed entrai in quello stato di coscienza sognante che precede il sonno profondo.

Dopo qualche minuto, mi ritrovai in macchina con le mie amiche che percorrevano una strada e chiacchieravano tranquillamente tra di loro. Mi sentivo molto leggero e finanche euforico. Osservavo loro e la strada che scorreva senza intervenire nel discorso. Ero molto soddisfatto, vivevo una sensazione di pienezza e, pertanto, ogni parola mi sarebbe sembrata superflua.
Improvvisamente, è comparso un autobus della linea pubblica e le mie amiche hanno rischiato uno scontro frontale. A causa della forte emozione, mi risvegliai di soprassalto nel letto dove mi ero addormentato. Pensai, semplicemente, di aver fatto uno strano sogno.
Quando le mie amiche rientrarono, mi raccontarono che distrattamente avevano imboccato una strada in controsenso e che stavano per schiantarsi frontalmente con un bus.
Lascio al lettore, e al suo grado di scetticismo, il giudizio su questo episodio.

Eclatante

Da quel momento, nel corso degli anni, ho vissuto molti altri episodi del genere, tanto che, ormai, non mi stupisco neanche più. Voglio però ancora raccontarvi un altro episodio, per me eclatante.

Verso la fine del 1998, la mia compagna di allora si era recata a Roma, nel fine settimana, per partecipare ad una festa. Non potetti accompagnarla per impegni professionali.
La sera ero piuttosto ansioso, mi accorsi di nutrire pensieri aggressivi nei suoi confronti: in effetti, stavo avendo una crisi di gelosia! Decisi di andare a dormire e di non pensarci troppo. La notte, a Salerno, feci un sogno.
Mi trovavo in un appartamento con un corridoio, nel quale era stato posto un tavolo con delle vivande. Il corridoio non era completamente visibile, in quanto faceva un angolo che mi toglieva la visuale. La casa era dotata di altre due stanze, nelle quali un certo numero di persone si intrattenevano con gioiosa convivialità.
Il contrasto tra la luce e la festosità degli ambienti e la penombra del corridoio mi colpì particolarmente. Mentre mi aggiravo nel corridoio, vidi la mia compagna venirmi incontro con una sua amica.
Fui colpito dall’abbigliamento dell’amica. Poi fui attratto da due musicisti che suonavano con due chitarre in maniera veramente virtuosa. Una era una chitarra classica, con corde di acciaio ed elettrificata. Questo dettaglio mi colpì molto: sono un chitarrista autodidatta e quella chitarra mi sembrò molto particolare.
Inoltre, un suonatore mi angosciò non poco, in quanto aveva la testa come deformata e portava un paio di occhiali lunghi che gli coprivano completamente gli occhi e lo facevano sembrare simile ad un alieno. Tutti e due erano eccellenti musicisti e suonavano un repertorio che spaziava da Pino Daniele alla musica brasiliana, fino ad un Jazz molto raffinato.
Quando la mia compagna rientrò a Salerno, fu molto sorpresa dal racconto del mio sogno perché inspiegabilmente corrispondente a quella serata tra amici e, in considerazione dei molteplici dettagli da me profusi, concluse che non potevo avere conoscenza di quei particolari, a meno che non fossi stato effettivamente e realmente con lei quella notte.

Inusitato

Spessissimo mi capita di sapere con largo anticipo che alcune persone di mia conoscenza mi stanno cercando oppure che mi contatteranno a breve per chiedermi aiuto. Si tratta sia di persone che frequento con una certa assiduità sia di persone che non vedo da anni. Persone con cui evidentemente mantengo un qualche tipo di legame profondo, che il tempo e lo spazio non intaccano. Alcuni miei pazienti, in particolare quelli che vedo più spesso, vivono episodi della mia vita privata nei loro sogni, descrivendoli con tanta accuratezza da non lasciarmi dubbi circa la loro autenticità. Sono stati, in qualche modo imponderabile, nella mia vita privata ed hanno visto realmente quello che pensavano di aver solo sognato.

Intuito e capacità extrapercettive

Dall’inizio della mia professione, conduco gruppi di incontro e sostegno psicologico, come anche gruppi di sviluppo della consapevolezza o gruppi di addestramento pratico alle tecniche di rilassamento e visualizzazione creativa. Inoltre pratico, da solo o in gruppo, la meditazione di consapevolezza Vipassana.

Mi sono accorto, nel tempo, che moltissime persone, praticando queste tecniche, sviluppano un intuito e capacità extrapercettive che sono difficilmente spiegabili senza considerare tutti come appartenenti ad un unico campo di coscienza di relazioni interdipendenti.
Qualche esempio pratico: a volte propongo al gruppo di dividersi in coppie e di rimanere in stato di rilassamento; alla persona che decide di condurre attivamente il lavoro (persona A), chiedo di fare un esercizio, che consiste nel chiedere alla persona che vuole essere più passiva (persona B), di restare in stato di rilassamento e di rispondere alla domanda continuamente posta: chi sei tu?
La persona che conduce il lavoro deve evitare giudizi, interpretazioni, consigli ed ogni intervento che potrebbe interrompere il flusso della comunicazione del suo assistito.
Si tratta di un esercizio di libere associazioni condotto in condizioni di attenzione liberamente fluttuante, proprio come è in uso nella tecnica psicoanalitica.La differenza sta nel fatto che, alla fine dell’esercizio, le due persone condividono semplicemente la loro esperienza, continuando ad evitare interpretazioni e giudizi. Invariabilmente, un gran numero di A mi dice che, a un certo punto dell’esperienza, mantenendosi in stato di rilassamento e aperti all’esperienza, senza giudicarla o valutarla razionalmente, si sentono totalmente in comunicazione con i loro partner B e che, riescono ad indovinare le risposte che questi danno alcuni secondi prima della verbalizzazione.

Siamo tutti collegati

Come spiegare questi fatti? La mia ipotesi è che la separazione tra le persone (forse non soltanto tra le persone), sia un dato più apparente che reale. In qualche modo misterioso, siamo tutti collegati e soprattutto continuiamo a comunicare gli uni con gli altri in ogni momento, anche se l’elaborazione cosciente di queste informazioni non sempre è possibile.

Charls Tart, psicologo americano che si è molto dedicato allo studio sperimentale della coscienza, in un famoso esperimento ha dimostrato che il corpo umano reagisce a stimoli (immagini in particolare) trasmessi telepaticamente da persona trasmittente a persona ricevente, anche senza che la persona ricevente ne abbia piena consapevolezza. In altre parole: il corpo la sa più lunga della mente cosciente e reagisce istintivamente all’ambiente.

Conclusioni

Se fosse vero che solo in seguito ai nostri limiti percettivi crediamo ad una realtà separata, le implicazioni pratiche per la psicoterapia sarebbero notevoli e rivoluzionarie. Dovremmo considerare una metodologia di lavoro molto più complessa.
Una metodologia che ridimensioni l’importanza della causalità lineare, dei concetti di spazio e tempo lineari, che tenga conto dei fenomeni di interdipendenza e sincronicità. Una metodologia che tenga presente l’insieme, ossia il campo, anziché le singole parti del campo. Inoltre, dovremmo prestare molta più attenzione ad alcuni fattori terapeutici anziché ad altri. Dovremmo considerare con più attenzione quanto dichiarato dal filosofo Wilhelm Dilthey: la psicologia è scienza dello spirito più che della natura e dunque il metodo da utilizzare è più legato alla comprensione (prendere dentro di sé) che alla spiegazione dei fatti. Ad esempio, dovremmo guardare con più attenzione ad una facoltà come l’intuizione. Oggi sappiamo che molta attenzione è dedicata alla capacità analitica del pensiero che ci permette appunto di spiegare il mondo, mentre l’intuizione è una facoltà che prescinde dalla capacità di analisi e, al contrario, parrebbe legata alla capacità di percepire l’insieme piuttosto che le singole parti del campo.

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